La sterlizia

by on

Dicono tu sia il fiore del paradiso, quello perfetto da regalare agli uomini.

A me sembri una fenice che, con delicata forza, fendi l’involucro verde smeraldo per uscire allo scoperto. Piena di vita, esplodi di colori con il tuo straordinario design. E si, design. Non so chi sia l’artista, ma ha fatto proprio un bel lavoro con te

Era il secondo anno delle medie quando mi innamorai di te. Ero in gita ai Giardini della Minerva.

Di te avevo già sentito parlare, ma ancora non era mai successo di vederti dal vivo.

Il botanico disse: “ Adesso vi farò vedere quello che viene chiamato l’uccello del paradiso”. Mi feci spazio tra i miei amici  ed esclamai: “ La sterlizia!”

 

Era come un miracolo vederti, rimasi a guardarti con gli occhi sbarrati, incredula che stesse succedendo davvero. Arancione, fucsia, indaco e verde: un’armonia cromatica paradisiaca.

A volte mi chiedo se i nostri canoni di bellezza siano dettati dagli schemi della natura o, esiste una legge suprema e incontrovertibile valida in tutti gli universi. Ad esempio, su un altro pianeta il viola sarebbe lo stesso complementare dell’arancione? O la legge aurea delle cromie si basa su tonalità fluo e accostamenti che, a noi, sembrerebbero bizzarri?

 

Quando, al vivaio, qualche anno più in là, ho capito che mamma ti stava portando a casa, mi sentivo frenetica e impaziente di vederti nel mio giardino. Ogni anno, nel mese di aprile, mi sento così. Ogni giorno passeggio lungo il piccolo sentiero del giardino per venire ad osservare i tuoi progressi e i tuoi cambi di colore. Irrequieta di assistere alla rinascita. Curiosa di vederti apparire di nuovo.

Da qualche anno sei diventata un rituale. Quando spunti è come il giorno dei morti per i messicani, un giorno di ricongiunzione.

Quattro anni fa a malapena riuscivo a stringerti nel giorno più triste.

A testa in giù, sgocciolante, guardavi i miei piedi e il terreno che avrei buttato sulla bara di mio padre. Fosti il primo fiore che poggiai su quella tomba. L’uccello del paradiso. Sbocciato mentre lui andava via.

watercolor flower

Ogni quarto mese dell’anno diventa il mese del miracolo. Tu sbocci sotto quella luce nuova e dolorosa, con i primi caldi gioiosi e insopportabili. Con le rose profumate, gli iris sgargianti e le signorine in camicia. Sei lì, come una regina tra le foglie tenaci, dritte e robuste.

Con le antenne verso il cielo e il becco verso di me.

È il 30 di aprile, ti ammiro in tutta la tua miracolosa bellezza e ti porto in omaggio a un uomo straordinario.

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