Horror vacui

by on

Locuzione strana! L’ho scoperta da poco, per caso mentre guardavo attivamente reazione a catena, la parola attivamente è meglio prenderla con le pinze o leggerla fra le virgolette, decidete voi. Diciamo che partecipavo.
La parola che mi dava cruccio nella catena finale cominciava con la “h” e accozzava con le parole ring (sopra) e vacui (sotto). Ho spremuto le meningi, anche nello spremiagrumi e col braccio ad immersione ma proprio non riuscivo ad arrivare al film horror “The ring” e il concetto di horror vacui mi era del tutto estraneo.
Così, come le tre concorrenti, ho dimezzato il montepremi fino a quando Amadeus non ha dato la soluzione.
Mi é sembrato strano non avere alcun richiamo alla mente visti gli studi in psicologia. Comunque mi sono informata. Così a naso mi sembrava tanto che fosse una cosa che mi apparteneva.

Horror vacui: paura del vuoto.
E’ la volta buona che riesco a trovare una spiegazione a questa continua smania di riempire tutti i vuoti, alla incontinenza di vivere pienamente ogni momento di ogni giorno. L’assenza di cose da fare mi fa fare tilt.
Ho scoperto che  questo é un fatto molto popolare fra gli artisti, ci hanno montato sopra addirittura una corrente pittorica. Indovinate? Non viene lasciato nessuno spazio orfano di pittura, vernice, colori a olio, acrilici, tutto coperto dall’opera d’arte.  Ma secondo voi perché? Qualche sociologo, se non mi sbaglio Bauman sosteneva che l’essere umano ha una carica orientata verso la ricerca del senso della propria vita, e che finché non lo trova non ha pace. Che io abbia perso il senso della mia vita? O sta cambiando il senso che dó alla vita? (Ammazza e quanto so filosofica oggi!) Devo ammettere che sto terrore del vuoto un po’ mi preoccupa, non la fanno suonare come una cosa tipo un raffreddore stagionale. Chi è che si preoccupa per due starnuti? Mette in preventivo un pacco di fazzoletti e basta.
Ma l’horror vacui? E se durasse tutta la vita?
Poi, ho letto che l’art brut, una tra le correnti artistiche pittoriche non convenzionale realizzata da ospiti di ospedali psichiatrici, ha fatto suo questo concetto.
Non è rassicurante!
Certo che se durasse tutta la vita così come mi é presa adesso non sarebbe un problema. C’è chi ha sintomi di attaccamento incondizionato al cellulare, dev’essere sempre connesso dice, poi c’è chi somatizza una dipendenza dal selfie e chi durante la pausa tra una parola e l’altra deve masticare chewing-gum.  Io come tutte le malattie avute finora,  avrò una forma strana, sicuramente quella più rara!  Faccio lunghe passeggiate in bici, mi piace scoprire posti nuovi  e addentrarmi nei vicoli più nascosti della mia città senza paura di perdermi, anzi se succede è anche meglio. Quando non lavoro studio, quando non leggo scrivo, quando viaggio sperimento. Nel tempo libero mi dedico agli amici,faccio chiamate, mando messaggi, chiedo consigli, dispenso consigli. Osservo il mondo, lo ascolto, lo scruto in cerca di ispirazione, spesso lo faccio per non ascoltare il mio di mondo.
Forse è vero, un po’ il vuoto mi terrorizza o forse sono terrorizzata da me stessa …la verita è che mi terrorizza l’idea di non vivere,  la paura di essermi voltata indietro quando mancava soltanto un metro.
Più che il vuoto, mi spaventa l’intentato.

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