Caffè di metà luglio

by on

Sabato di metá luglio. Mi sono svegliata e come tutte le mattine sono scesa in cucina e ho preparato il caffè. La caffettiera sul fornello acceso oggi mi ha provocato una tristezza sconvolgente. Mi ha ricordato la mancanza di qualcosa o di qualcuno. Quell’oggetto dalla forma squadrata e accattivante, sul fornello acceso in attesa di gorgogliare fuori il liquido brunastro mi ha messo nostalgia. Imputarei la colpa all’attesa  sonnecchiante e assente che la macchina compisse il suo dovere. Un’attendere che mi ha fatto capire che ero in realtà in attesa di altro.
Avrei pianto guardando quella caffettiera.
Un ora più tardi circa. Altra attesa, altra nostalgia. È stato guardare la salumiera dall’altro lato del bancone dei salumi affettarmi un etto e mezzo di crudo di Parma (sottile sottile mi raccomando) a farmi ricadere nella tristezza. Fetta dopo fetta mi assaliva la ritrovata sensazione di piangere, sarà  stata la voce proveniente dalla radio che risuonava entusiasta dalle casse del supermercato  così somigliante a quella dell’attore che ogni volta quasi mi convinco che è lui e le reazioni sono le più disparate: cambio stazione; mi dico che è gay e non lo sa; comincio a provare odio x tutto quell’entusiasmo che ha e che io non ho mai visto né sentito e alla radio lo fa sembrare un cretino! A volte lo ascolto, quando penso di farcela, ma poi realizzare che non è lui peggiora solo la situazione. Prima che l’ultima fetta di prosciutto tocchi la carta oleata penso che avrei dovuto dirgli: mi piaci tanto, non so il perché, ma mi piaci. Chissà cosa avrebbe pensato o cosa avrebbe risposto, ma almeno lo avrebbe saputo. Anche se secondo me lo aveva capito, ma sono convinta che quel “non so il perché” avrebbe fatto la differenza.
Torno a casa carica di buste e messa a posto la spesa mio padre mi chiede di trasferire i contatti salvati sulla memoria del cellulare sulla scheda Sim, ha deciso di buttare il cellulare vecchio e sostituirlo con uno nuovo, stesso identico modello ma nuovo. Riaggiornata la rubrica mi dice di cancellare un paio di contatti di gente morta. Non mi ero mai trovata di fronte ad una rubrica con numeri di defunti.
Mi sono chiesta se un giorno mi troverò anche io a dover snellire la rubrica del cellulare come la lista degli amici di fb con la leggerezza del gesto come unica differenza. Ho immaginato me, che non cancello mai i numeri perché potrebbero servire, trovarmi a scorrere la rubrica come si fa con la mazzetta delle figurine dei calciatori ma dicendo morto – vivo invece che  celo-manca.
Se diventare grandi mette una certa ansia da prestazione, diventare vecchi mette un bel carico d’angoscia che testa duramente il grado di accettazione del ciclo della vita.
Sarà che ho dormito troppo…sarà per l’ovulazione che mi sballa gli ormoni e mi fa diventare una femmina piagnona  sarà la nostalgia, sarà il caldo, in questo periodo in cui il caldo è sempre la causa di tutto (solo da luglio a settembre, poi riconquista il primato lo stress) sarà quel che sarà ma questa malinconia mattutina mi mette di malumore. Mi serve un caffè!

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