Io lavoro gratis!

by on

Mi ero ripromessa di non scrivere un pezzo che cavalcasse l’onda mediatica della notizia del momento però scusate ma mi sento ferita nell’intimo, è come se avessero accusato il mio fratellone maggiore, quello che guardi dal basso con gli occhi sgranati e la bocca aperta, col cuore in mano e la sola aspirazione di diventare un giorno come lui.

Come quando mosè ha spartito le acque, così pure lui giorni addietro ha spaccato l’opinione pubblica a metà.

Tutti i puntatori mouse additavano un video in cui sarebbe stato detto che lavorare gratis è una cosa giusta.

Ora io ho visto il video e l’unica cosa che non ho sentito è proprio questa! Anche a riprova del fatto che il giornalismo italiano funziona come si deve!

Ancora una volta qualche cazzaro moralista ha pensato bene di montare un’enorme polemica su una frase che, derubata dal contesto, potesse far rodere un po’ di culi e far aumentare il numero dei post su Facebook.

Così io proporrei una cosa.

Proviamo a spostare solo per un attimo i riflettori e a puntarli su coloro i quali sono stati i destinatari del discorso  di un tizio chiamato Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti.

Una platea di giovani universitari che si trovano di fronte qualcuno che ancora crede nel cambiamento che può generare la trasmissione di un messaggio di speranza, a qualcuno che si prende la briga di parlare con loro, di motivarli e non solo, di ascoltarli.

Ma come si sarà sentito quel giovane, che poi è tutti i giovani, seduto in quella platea  vedendo il suo entusiasmo, che per un attimo si era così difficoltosamente fatto spazio per emergere, sgonfiarsi come un palloncino precedentemente bucato dal pessimista cronico di turno?

Una merda! Ecco come si sarà sentito.

Il cantautore ha più volte utilizzato il termine atteggiamento.  Specificando che è l’atteggiamento giusto, il pensiero positivo, che ti permette di avere più prospettive dalle quali guardare le cose.

Good vibrations attract good vibrations

In effetti, riflettendoci, non ci vedo molta differenza fra i giovani volontari americani che lavorano ai festival e tutti i concorrenti che partecipano ai talent. Mi pare che entrambi svolgano del lavoro gratis! Eppure l’assalto alle selezioni dei talent è secondo solo all’assalto dei buffet ai matrimoni! E non mi pare che qualcuno si sia battuto per la retribuzione dei concorrenti di The Voice. Perché?

Mi pare che alla base delle due cose ci sia la stessa logica. Mettersi in gioco, sperando in una ricompensa. Futura. Forse.

La questione, ha ragione Jovanotti, è tutta nell’atteggiamento!

Passare il tempo a lamentarsi gratis non mi pare meglio di impiegare il tempo a fare qualcosa di costruttivo gratis, anzi alla fine, tirate le somme, se si pensa, il guadagno lo si ottiene solo nella seconda opzione, certo non monetario, ma magari il valore di quell’esperienza lo si capirà per davvero quando quell’esperienza ti permetterà di fare la differenza rispetto a chi ha impiegato lo stesso tempo a dire io piuttosto rimango a casa a girarmi i pollici.

La vera domanda è: ma cos’ho da perdere e cosa da guadagnare? Il mio tempo in che modo può acquistare valore? E soprattutto cosa posso offrire al mondo rimanendo a casa a girarmi i pollici gratis?

P.S

Io lavoro gratis, ma ancora per poco.

 

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