L’uomo che mi starà accanto

by on

Ho sempre provato a fantasticare su come sarebbe dovuto essere l’uomo che mi starà accanto. E non ho smesso. Alterno momenti di fervida immaginazione a momenti di piattume Johnsoniano. L’aggettivo non si riferisce al 36° Presidente degli Stati Uniti ma a lei, la presidentessa delle single indecise: Bridjet. Dopo aver guardato per la seconda volta la finale di X Factor Italia 2016, ho ragionato parecchio sulla questione e sono arrivata ad una conclusione: ora che mi sono trasferita a Milano le probabilità di incontrarlo in questi giorni erano molto più vicine a una su un milione di quanto lo fossero state se avessi vissuto ancora a Roma. Stanca del mio rimuginio e soddisfatta di essere giunta ad una conclusione logica sono spofondata in un lungo sonno.

Dopo un po’ una delle ritardatarie, nebbiose e fredde mattine è diventata l’ambientazione della scena iniziale del mio sogno.

Lungo il marciapiede che porta dritto alla fermata del 98 se il 49 è già passato, nel punto esatto subito dopo il chiosco del fioraio e poco prima dell’Esselunga, mentre corro, intenta a guardare sullo schermo del telefono tra quanti minuti passerà il 49, smadonnando  per l’ennesimo aggiornamento che l’app fa quando non dovrebbe fare, urto con il tipo che mi ha appena fregato il pc. Cado e batto la testa.
Prima di perdere conoscenza vedo un gentil fusto in smoking, grandi occhioni neri, come il papillon che si staglia sul suo colletto candido, e mentre si china su di me dice:
“Abbiamo bisogno di gioia e i Soul Sistem ci danno questa gioia”.
Ha un mare di capelli e un sorriso angelico. Quanta eleganza!
Svengo.
Da quel momento partono un susseguirsi di romantiche vicende. Il risveglio in ospedale con lui che mi accarezza la guancia con le nocche della mano; il primo appuntamento al cinema all’aperto, passato a scartare caramelle colorate da quelle bianche sotto la chioma di un grande albero di Parco Sempione.
Ovviamente io col trauma cranico e una leggera amnesia non so assolutamente chi esso sia, so solo che è spagnolo, si chiama Alvaro ed è bello come una giornata di sole a Milano. Lui è affascinato dal fatto che io non sappia niente di lui e mi ama, mi ama perchè io lo amo per quello che è e non per il personaggio.  E così tra un bacio sul ponticello fra anatre fluttuanti e salici piangenti e una caliente salsa cubana ci innamoriamo.  Lui è sempre solare e sorridente, quel suo accento spagnolo mi riempie il cuore di gioia e mi spensiera i pensieri, mi fa pensare a come sarebbe bello sentirsi sussurrare cose sconcie nell’orecchio mentre siamo ad una cena noiosa tra amici  e a come verrebbero belli i figli insieme a lui. Ci immagino attraversare un sentiero di grano e girasoli in bici col vento che ci accarezza i capelli  e ci vedo felici al mare lui con la chitarra a strimpellare “mira sofiaaa sin tu mirada sigo sin tu mirada sigo” e i bambini a fare il coro.

Ecco io lo voglio come lui il mio uomo.

E deve anche andare a pagare le bollette, fare le commissioni in banca, tenere la contabilità, pensare a fare la dichiarazione dei redditi ogni anno, non venire con me al supermercato ma portare le casse d’acqua su a casa e buttare la spazzatura.

Ma quanto è elegate Alvaro Soler?

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